A cura di Irene Ponzo, febbraio 2012 – Scarica il testo in Pdf
Cos’è Concordia discors?
Il progetto “Concordia Discors. Conciliare diversità e coesione sociale in tempi difficili” si pone l’obiettivo di approfondire i meccanismi attraverso cui si sviluppano i processi di integrazione nei contesti urbani. L’idea alla base del progetto è che il conflitto non possa essere interpretato come un esito negativo dei processi di integrazione, ma come parte integrante e talvolta inevitabile di essi, che può coesistere e persino divenire presupposto di una “buona convivenza” tra gruppi di origini diverse. Ci è parso che l’espressione Concordia discors, coniata dal poeta latino Orazio per indicare uno stato di armonia discordante, descrivesse bene questa prospettiva.
Al fine di studiare le suddette dinamiche, si sono indagate le relazioni quotidiane, gli atteggiamenti, i contenuti veicolati dai media e l’impatto delle politiche locali percepito dai cittadini e dagli stessi politici, partendo dall’idea che tutti questi fattori, interagendo tra loro, concorrano a disegnare i processi di integrazione. Nel fare ciò, ci siamo concentrati sul livello del quartiere. Le città europee contemporanee sono infatti aggregati sempre più eterogenei, complessi ed instabili, che possono ospitare simultaneamente ambiti di integrazione e interazione estremamente diversi tra loro, magari a pochi isolati di distanza l’uno dall’altro. Abbiamo dunque “spacchettato” l’orizzonte cittadino, concentrando l’attenzione su microcosmi tendenzialmente più omogenei e compatti rappresentati dai quartieri. In particolare, a Torino, ci siamo concentrati sui quartieri di San Paolo-Cenisia e Barriera di Milano.
La ricerca è stata condotta, sebbene con un approccio semplificato, anche a Genova (quartiere Lagaccio e Sestiere Maddalena) e Milano (zona di via Padova), oltre che in alcuni quartieri di Barcellona, Budapest, Londra e Norimberga.
Una survey di quartiere per spiegare percezioni e atteggiamenti verso l’immigrazione
Lo strumento
Nell’ambito di Concordia Discors, a Torino, è stata condotta una indagine a campione nei quartieri di San Paolo e Barriera di Milano, articolata in quattro principali sezioni:
- una prima sezione su fruizione dei media, identità territoriale, appartenenza e pratica religiosa, appartenenza politica e capitale sociale;
- una seconda sezione sull’utilizzo e il legame con il quartiere, le relazioni sociali e la fiducia verso gli altri abitanti, la percezione dei problemi e delle politiche che lo interessano;
- una terza sezione sull’immigrazione, orientata a rilevare le percezioni e gli atteggiamenti relativi alla presenza immigrata e le relazioni con persone di origini diverse;
- una quarta ed ultima sezione sulle caratteristiche socio-demografiche degli intervistati.
La rilevazione è stata eseguita durante i mesi di luglio e settembre 2010. Partendo dall’assunto che la presenza immigrata nella zone di residenza rappresenti una caratteristica importante del contesto di interazione e dell’esperienza quotidiana della diversità, abbiamo utilizzato la percentuale di stranieri residenti come criterio per costruire un campione georeferenziato di sezioni censuarie. Nel complesso sono stati somministrati 901 questionari, di cui 450 a Borgo San Paolo e 451 a Barriera di Milano.
Quartieri solidi e quartieri liquidi. Fiducia, appartenenza e soddisfazione dei residenti
L’elaborazione dei dati raccolti tramite la survey non è ancora terminata. A oggi, tra i risultati più interessanti, vi sono di certo quelli relativi al capitale sociale dei due quartieri.
Parrebbe infatti che i quartieri svolgano un ruolo di moltiplicatori della fiducia: mentre solo una minoranza degli intervistati ritiene che “si possa avere fiducia nella maggior parte delle persone”, questa percentuale si alza quando ci si esprime sulla fiducia rispetto agli altri residenti del quartiere in entrambi i quartieri. Vi sono tuttavia delle differenze. In primo luogo, tale fiducia arriva al 60% a Borgo San Paolo e al 47% a Barriera, come mostra il grafico che segue. Inoltre, quando si sposta il focus sugli immigrati, i valori a Borgo San Paolo rimangono identici, mentre a Barriera la percentuale si abbassa, passando dal 47% al 40%. Il capitale di fiducia di Borgo San Paolo, quindi, sembrerebbe non solo più consistente, ma anche più trasversale e solido, capace di rimanere integro anche quando messo alla prova su una hot issue come l’immigrazione.
Più in generale, Borgo San Paolo viene percepito come un quartiere meno problematico: a dichiarare che non vi sono problemi sono stati il 13% degli intervistati contro il 6% di quelli di Barriera di Milano. Qui, il principale problema percepito è l’insicurezza. Le relazioni tra italiani e stranieri, sebbene siano tra i principali problemi percepiti, non fanno la parte del leone in nessuno dei due quartieri. Questo dato potrebbe essere spiegato dal cambio di priorità determinato sia da una mutata agenda politica a livello nazionale, sia dall’impatto della crisi economica in corso, che ha dirottato le preoccupazione degli italiani su altri temi, come la disoccupazione, l’aumento dei prezzi e lo sviluppo economico.
Infine, il problema del degrado degli spazi pubblici è percepito in maniera simile a Borgo San Paolo e Barriera di Milano, nonostante il paesaggio urbano appaia decisamente più degradato nel secondo caso.
Tra questi temi, secondo lei, quali sono i due più problematici per il suo quartiere?
Il livello analogo di percezione del degrado degli spazi pubblici è un risultato per certi versi sorprendente, che potrebbe essere spiegato dal diverso livello di aspettative: a Barriera, i residenti potrebbero essere più rassegnati e dunque più indulgenti nel giudizio, mentre a Borgo San Paolo le attese e le richieste potrebbero risultare più elevate a fronte dei precedenti positivi. Questa interpretazione trova conferma nel dato sul grado di soddisfazione rispetto agli interventi nel quartiere realizzati dagli enti locali. Guardando ai diversi settori considerati (sicurezza, istruzione, lavoro, servizi sociali, riqualificazione urbana, integrazione degli immigrati), le uniche differenze rilevanti tra i due quartieri (superiori ai 10 punti percentuali) si sono registrate rispetto alle politiche di sicurezza e di riqualificazione, di cui gli abitanti di Borgo San Paolo risultano più soddisfatti di quelli di Barriera. In sintesi,i residenti di Borgo San Paolo sono più soddisfatti delle politiche di riqualificazione urbana realizzate finora, ma ritengono che il degrado degli spazi pubblici sia tra i problemi più rilevanti del quartiere. Sembrerebbe quindi che l’intervento positivo della politica abbia innalzato i benchmark di valutazione.
Rispetto alle politiche di integrazione degli immigrati realizzate nel quartiere, la differenza tra i due quartieri non è amplissima se si considerano l’area dell’insoddisfazione (cioè la somma degli “abbastanza insoddisfatti” e dei “molto insoddisfatti”) e l’area della soddisfazione (abbastanza e molto soddisfatto) nel loro complesso. E’ da notare, invece, la forte concentrazione dei giudizi degli abitanti di Barriera di Milano verso il polo dell’insoddisfazione estrema (37% BM – 18% SP).
Le difficoltà percepite a Barriera di Milano si traducono in un più diffuso desiderio di lasciare il quartiere. Solamente il 33% degli intervistati di Barriera non ha mai pensato di trasferirsi contro il 50% di Borgo San Paolo. Le ragioni di un eventuale trasferimento confermano quanto emerso finora: quelle legate alla sicurezza e alla qualità della vita sono decisamente più elevate a Barriera che a Borgo San Paolo. Ancora una volta, invece, l’immigrazione non segna una forte differenza tra i due quartieri, né è vista come una ragione per cambiare luogo di residenza, confermando la sua marginalità nel determinare le scelte abitative.
Se ha pensato di trasferirsi, quali sono i motivi?
Infine, a Barriera di Milano sono più numerosi sia gli intervistati che ritengono che la qualità della vita nel quartiere sia cambiata in peggio, sia quelli che ritengono sia cambiata in meglio. A Barriera sembra cioè che si avverta un maggiore cambiamento, a seguito probabilmente degli ingenti afflussi di nuovi residenti e delle recenti trasformazioni urbane, sebbene questi mutamenti generino giudizi di valenza opposta. Il paradosso, dunque, è solo apparente: in fondo è normale che il cambiamento venga vissuto in maniera diversa da persone diverse.
Negli ultimi anni, Lei direbbe che la qualità della vita nel suo quartiere è complessivamente…
In sintesi, mentre Borgo San Paolo appare come un quartiere solido, con una buona dotazione di capitale sociale e una qualità della vita stabile e attestata su livelli soddisfacenti, Barriera di Milano appare come un quartiere più “liquido” e mobile, soggetto a giudizi polarizzati, in cui percezioni e giudizi dei residenti devono ancora assestarsi, lasciando spazio a molteplici possibile scenari.
La percezione della presenza immigrata: quanto conta l’esperienza quotidiana?
Il funzionamento dei meccanismi che plasmano la percezione della presenza straniera è uno dei grandi dilemmi che animano il dibattito pubblico sull’immigrazione e le strategie degli attori istituzionali e politici. Sovente, l’idea che prevale è quella di una percezione volatile, in balìa della retorica politica e dei media: gli immigrati vengono considerati tanti o pochi in base a quello che ci dicono televisione e giornali. Nella survey abbiamo quindi chiesto al campione di intervistati una stima della presenza immigrata in Italia, a Torino e nel proprio quartiere. I risultati sembrano suggerire che tale percezione dipenda da molteplici fattori e, soprattutto, che non sia affatto disancorata dall’esperienza quotidiana.
Una prima rassicurazione su questo fronte ci viene dalla comparazione dei due quartieri. I residenti di Barriera di Milano e Borgo San Paolo forniscono stime del tutto simili della presenza immigrata in Italia e a Torino, ma divergono rispetto alla situazione nel quartiere: a Barriera, dove l’effettiva incidenza della popolazione straniera è più elevata rispetto a Borgo San Paolo, le stime sono più alte. Non solo: mentre gli abitanti di Barriera ritengono correttamente che nel proprio quartiere la presenza immigrata sia maggiore che a livello nazionale e cittadino, quelli di Borgo San Paolo pensano giustamente che nel loro caso sia l’inverso. Possiamo quindi affermare che, benché si registri una sovrastima rispetto all’effettiva presenza immigrata a tutti e tre i livelli territoriali – nazionale, cittadino, di quartiere – questa stima non sia indiscriminata, bensì informata dalle differenze che esistono tra questi livelli.
Stima di incidenza immigrati in Italia, Torino e nel proprio quartiere
Questa considerazione pare confermata anche dalla relazione positiva che emerge tra stima della presenza immigrata ed effettiva incidenza della popolazione immigrata nella sezione censuaria di residenza1: chi abita in sezioni in cui gli immigrati sono pochi, ne percepisce meno a livello di quartiere, per contro, chi abita in sezioni in cui sono molti, fornisce stime più elevate. La realtà che si vive quotidianamente non è perciò irrilevante, ma forgia le percezioni. Ancora più interessante è che l’incidenza degli immigrati nella zona statistica di residenza influenza la percezione della presenza immigrata a livello di quartiere, ma non a livello cittadino e nazionale. Non paiono dunque scattare generalizzazioni che proiettano la situazione del proprio condominio o isolato sull’intera città o su tutto il paese.
Questo legame tra percezione delle presenza immigrata ed esperienza quotidiana potrebbe essere una buona notizia per le politiche: sebbene cambiare le condizioni reali sia più oneroso che costruire il discorso politico, è confortante sapere che questo lavoro non pare essere inutile.
Un ultimo aspetto che sembra interessante sottolineare in questa rapida panoramica riguarda il rapporto tra il grado di diversity del quartiere e quello dei network di relazioni degli abitanti. Come si può vedere nel grafico che segue, coloro che hanno dichiarato di avere alcuni o molti vicini di casa di una nazionalità diversa dalla propria sono molti di più a Barriera di Milano che a San Paolo. Tuttavia, questa differenza non si traduce in reti amicali più miste, dato che la percentuale di coloro che hanno dichiarato di frequentare persone di nazionalità diversa dalla propria nel tempo libero è simile nei due quartieri.
1 In questo caso, p. è 0,00 rispetto alla stima relativa al quartiere (V 0,25).